Aiutiamo l’impresa che vuole investire nel cambiamento,
perché il cambiamento, a volte, ha bisogno di accompagnatori.

DIGITALE E BELLEZZA

Diggitaleeeee! Chi vuole diggitaleee! Diggitale bellooo!

Ormai manca solo il venditore da spiaggia a proporre di acquistare prodotti e soluzioni digitali. Non passa giorno senza ricevere mail, leggere articoli, vedere post, ascoltare podcast che ricordano che non c'è più tempo e bisogna scegliere tra digitalizzare l'azienda o vederla morire. L'offerta è ampia e incomprensibile.

Di solito il messaggio è di due tipi:

  1. terroristico del tipo, parafrasando la famosa battuta del film "Non ci resta che piangere": "Ricordati (impresa non digitale ndr) che devi morire".

  2. Olimpico, che offre cioè di lasciare il mondo mortale, pieno di fatiche ed affanni, per entrare a far parte degli "Eternals" (tradotto: nuovi mercati ricchi e facili, abbondanza di domanda e crescita di fatturato esponenziale).

(ecco un articolo recente https://www.wired.it/article/marketing-piattaforme-ecommerce-pmi-digitalizzazione/ ma basta googlare un po' e ne trovate a dozzine)

Se in più aggiungiamo annunci molto allettanti per il 2022, in termini di finanziamenti e crediti di imposta legati all'innovazione 4.0 e alla transizione digitale (per approfondimenti: https://www.agendadigitale.eu/industry-4-0/transizione-4-0-il-futuro-del-piano-la-continuita-e-unesigenza-ma-la-discontinuita-offre-opportunita/) non è improbabile che qualcuno venga colto da una spinta ansiosa ad agire per non perdere l'epocale occasione. Perché se davvero, come era solita dire quella buonanima di Margaret Thatcher, "There Is No Alternative", allora ogni giorno trascorso senza è un giorno perduto.

In questo slancio collettivo verso la nuova era digitale diventa davvero importante mantenere i nervi saldi e investire bene nella transizione digitale della propria impresa. Decidere come farlo per ottenere risultati concreti, spendere bene i soldi pubblici ricevuti (non meno importanti di quelli messi dall'impresa) e ottimizzare energie e tempo.

Provo a suggerire 5 attenzioni, che noi di AttiviDigitali, quando siamo chiamati ad accompagnare un processo di transizione digitale (piccolo o grande che sia), sottoponiamo all'imprenditore o al manager:

  1. Diamoci degli obiettivi. Dobbiamo provare a rispondere alla domanda: perché digitalizzare la mia impresa? Per entrare in nuovi mercati? Per migliorare il processo di vendita? Ottimizzare logistica e magazzino? Velocizzare le consegne? Entrare in relazione diretta con le persone che acquistano i miei prodotti? Condividere informazioni e competenze? Controllare e monitorare in tempo reale ciò che succede? Avere dati continui completi e affidabili per prendere decisioni migliori? Perché voglio farlo?

  2. Digitalizzare ciò che serve. Alcuni esempi: se il sito web attuale va bene così com'è non cambiarlo. Se le tue vendite sono e saranno ancora nel canale fisico probabilmente non hai bisogno di un e-commerce. Se devi gestire meglio il magazzino forse non hai bisogno di cambiare il tuo gestionale aziendale. Se devi condividere dei dati magari basta un software che faccia interagire i due sistemi (preservando così l'investimento che hai già fatto).

  3. La digitalizzazione non è un evento ma un processo. Questo è molto importante. L'introduzione di un nuovo software è l'inizio di un percorso di cambiamento che coinvolge le persone, le loro conoscenze e competenze, il modo di lavorare (i processi) e i dati da raccogliere, gestire, scambiare e condividere. Un percorso che va programmato guidato e accompagnato.

  4. Dipende tutto dalle persone. La transizione digitale è prima di tutto un cambiamento di mentalità e cultura nelle persone. È acquisire un nuovo modo di relazionarsi, lavorare, comunicare. Non bastano hardware e software serve anche il "peopleware". Il progetto deve prevedere quindi il coinvolgimento attivo e propositivo delle persone perché saranno loro, in definitiva, a fare la differenza accettando il cambiamento e adattandosi al nuovo.

  5. Se ne esce tutti insieme. Stiamo sempre più imparando quanto tutto è interconnesso e interdipendente. Un'impresa non è un mondo a sé ma parte di un sistema più ampio di cui fanno parte clienti, fornitori, partner, consumatori e altri stakeholder. Pensiamo a quante informazioni che ogni giorno l'azienda scambia e condivide a vari livelli con questi stakeholder e a quante risorse esterne utilizza per svolgere la propria attività. Un progetto di digitalizzazione che non includa anche l'ecosistema aziendale incontrerà presto problemi e difficoltà, sprecando tempo e risorse.

Finisco con un appunto preso da "Da cosa nasce cosa" del grande Bruno Munari:

  • Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare._

  • Per semplificare bisogna togliere, e per togliere bisogna sapere che cosa togliere, come fa lo scultore quando a colpi di scalpello toglie dal masso di pietra tutto quel materiale che c'è in più della scultura che vuol fare. [...] La semplificazione è il segno dell'intelligenza, un antico detto cinese dice: quello che non si può dire in poche parole non si può dirlo neanche in molte"_.

Digitalizzare significa semplificare. Togliere tutto ciò che c'è in più e rendere un'attività, un processo, pulito, leggero, essenziale.

Sì, credo che il digitale abbia un po' a che fare anche con la bellezza.

articolo pubblicato il 2022-02-02 14:57:22

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